Il Sacro Graal


"Le leggende cavalleresche esprimono, sotto il velo del mito, l'eterna ricerca della verità. Come i miti dell'antichità classica, questi racconti eroici sono rituali sacri, propri di fraternità segrete, che perpetuano dottrine esoteriche antichissime."

Questa leggenda, nata forse in ambiente bretone, si diffuse nel dodicesimo secolo nelle regioni della Francia del nord, specialmente in Champagne e in Lorena.
La mano di Chretien de Troyes redasse per la prima volta un poema chiamato Il romanzo di Perceval o il racconto del Graal. Più tardi, il trovatore tedesco o, più esattamente, il "Minnesänger" Wolfram von Eschenbach, terminò un poema epica, da cui il titolo, Parzival, è la trascrizione in tedesco di "Perceval". E' il nome del protagonista dell'avventura, il puro cavaliere che riesce infine a trovare il Graal laddove tutti i campioni della tavola rotonda avevano fallito.

Sulla natura di questo oggetto favoloso i pareri sono discordi .Solo negli anni successivi, ai primi racconti, prese forma l'immagine di una coppa, per l'esattezza quella in cui venne raccolto il sangue di Gesù Cristo, ferito al costato di Longino. Ma, inizialmente tutto resta vago, tanto che spesso si accenna ad una pietra. La stessa etimologia della parola è alquanto controversa: alcuni ritengono che essa alluda ad un libro, altri ad una scodella, altri ancora ad una gemma preziosa.

Alcune tradizioni affermano che il Graal fu in origine una pietra preziosa, uno smeraldo, che faceva parte della corona dell'angelo della luce, Lucifero, caduto sulla terra durante lo scontro tra gli angeli del bene e gli angeli del male.

Altri affermano che Seth, figlio di Adamo ed Eva, ritornò nel giardino dell'eden alla ricerca di un rimedio per la malattia di suo padre, il quale ricevette non una cura per la malattia di suo padre, ma una cura per le malattie di tutti gli uomini, insieme alla promessa che dio non ci aveva dimenticato e che questo sarebbe il Graal.

La storia comincia con Giuseppe di Arimatea, un ricco ebreo, al quale venne affidato il corpo di Cristo per la sepoltura e che ricevette anche la coppa (la parola graal o grail in francese significa coppa o bacile) che era stata usata da Gesù per la consacrazione dell'ultima cena. Mentre il suo corpo veniva lavato e preparato per essere deposto nella tomba, un po' di sangue uscì dalle ferite e Giuseppe lo raccolse nella coppa.
Dopo la resurrezione Giuseppe viene accusato di aver rubato il corpo di Gesù e fu gettato in prigione e privato del cibo. In quel luogo gli apparve Cristo che affidò alle sue cure la coppa, rivelandogli i misteri della messa e dell'incarnazione.
Giuseppe fu miracolosamente mantenuto in vita da una colomba che ogni giorno deponeva un'ostia nella coppa.
Nell'anno 70 Giuseppe venne infine scarcerato. Assieme a sua sorella ed il cognato Bron andò in esilio oltremare. Con un gruppo di seguaci costruirono una tavola chiamata prima tavola del Graal, per commemorare la tavola dell'ultima cena. Intorno ad essa potevano essere occupati 12 posti, mentre un tredicesimo doveva rimanere vuoto per ricordare il posto di cristo o di giuda. Chiunque avesse cercato di sedervisi, sarebbe stato immediatamente inghiottito. Da lì il nome di seggio periglioso.(questa tradizione è rimasta anche sulle nostre tavole).
Giuseppe arrivò in Bretania, in cui fondò la prima chiesa a Glastonbury nel Somerset, dedicandola alla madre di cristo. Qui veniva custodito il graal, che serviva come calice per celebrare la messa.

Secondo altre versioni Giuseppe rimase sul continente e passò il calice a Bron che divenne noto come il ricco pescatore, in quanto un giorno nutrì miracolosamente tutto il gruppo con un solo pesce deposto nel graal. (Alain)
A Monsalvato, la montagna della salvezza, venne creato l'ordine dei cavalieri del graal con il compito di custodire e proteggere il sacro vaso.
Si riunivano attorno alla seconda tavola mangiando cibi provenienti dal graal.
Il nuovo custode della coppa ora appare come re, con funzioni anche sacerdotali, riportando una misteriosa ferita di lancia alla coscia.
Da allora il guardiano del graal è noto come il re ferito, mentre la regione attorno al castello è divenuta sterile e chiamata terra desolata. 
La lancia che ha colpito il signore del graal sarà identificata con la lancia di Logino, il centurione romano che avrebbe ferito il costato di Gesù cristo sulla croce.

Ora nel castello troviamo quattro oggetti misteriosi: la coppa, la lancia, una spada che si spezza nelle mani di chi la impugna in combattimento ed un bacile o una pietra.
Questi saranno i quattro tesori che dovranno essere ricercati e trovati da tutti quelli che cercano il sacro graal. 
Giungiamo così all'epoca arturiana e della grande ricerca. La tavola rotonda viene fondata da Merlino quale terza tavola del graal, ma vi manca la coppa.

Un gruppo di cavalieri nobili si riuniscono a Camelot, attorno a Re Artù, legati tra loro da un codice cavalleresco. Il giorno di Pentecoste appare il graal fluttuando nell'aria in un alone di luce e chiunque si trova presente, ne riceve il cibo che preferisce e poco dopo scompare. Tutti i cavalieri allora si impegnano a porsi alla ricerca del sacro oggetto.
Si sussegue una straordinaria serie di avventure iniziatiche, riguardanti in particolare cinque cavalieri : 
Galvano, Lancillotto, Parsifal, Galahad e Bors.

Tra tutti i cavalieri che partono alla ricerca, solo tre sono destinati a portarla a termine: Lancillotto, il miglior cavaliere del mondo, fallisce a causa del suo amore per Ginevra sposa di re Artù; Galvano, archetipo del perfetto cavaliere, giunge solamente vicino alla soluzione del mistero. 
Parsifal giunge al castello del re pescatore, egli vede il graal e la lancia, ma non ha il coraggio di fare domande, cossicchè anche per lui la ricerca fallisce. 
Galahad, figlio di Lancillotto e della principessa del graal, riesce a sedersi sul seggio periglioso, senza morire e conclude la ricerca guarendo il re ferito. 

Il graal però scompare perché è stato raggiunto solo da una persona e non da tutto il mondo a cui era 
stato destinato.
La sua scomparsa non è per sempre. Parsifal torna a stabilirsi al castello, ormai abbandonato e 
deserto, quale nuovo guardiano ad attendere il ritorno del graal.
Nel "Parzival" di von Eschenbach, il Re pescatore, guardiano dei segreti del Graal, è colpito da una 
misteriosa malattia e la campagna si trasforma in una terra desolata.
Quando Parzival pone la domanda giusta (dove si trova il GRAAL ?) il re guarisce e la terra riacquista vitalità :Parzival diventa re e custode del Graal.
Stranamente in molte varianti del mito troviamo i 12 cavalierei che pescano strani e grossi PESCI.
In altre troviamo Bron, il Rè-Pescatore, che nutrì miracolosamente tutti i cavalierei con un unico pesce deposto dentro il graal.

Il mistero del graal, la sua tradizione, la sua leggenda possono essere visti come l'incarnazione di un sogno, di un'idea così diffusa da apparire in cento luoghi diversi del passato e del presente.
I racconti, che nel loro insieme costituiscono la tradizione del Graal, fanno parte di una ampia tradizione che si manifesta nella leggenda di Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda e che contengono gli insegnamenti fondamentali di una dottrina le cui prove ed i riti iniziatici sono nascosti da un complesso simbolismo.

I simboli della coppa e del centro primordiale, confluiti nei racconti del Graal, sono da considerarsi universali come universale è il motivo della regalità, che discende dall'alto, come universale è il tema della via dell'azione, propedeutica alla via della realizzazione spirituale.

È noto che del Graal si sono tentate varie interpretazioni (quella celtico-pagana , quella orientale o più propriamente arabo-persiana e quella, ben presto affermatasi, eucaristica-cristiana).
Il nucleo centrale del suo mistero permane tuttavia solidamente insondabile. Perché?
Perché parlare di mistero a proposito del sacro Graal ?
È molto interessante notare che il graal è collegato espressamente al simbolo della sede Iperborea, o isola bianca, o Avallon , o Thule, secondo i dati della tradizione celtica.
Si tratta di una " contrada eminentemente spirituale", inaccessibile a chi non sia prode e non abbia purezza di cuore per tentare. La si trova in una espressione araba secondo cui all'isola verde (analoga all'isola bianca celtica) da cui non si giunge "ne per terra ne per mare".
Solo Parzival, infatti, tra i cavalieri partiti da Camelot , raggiungerà il graal perché è il più puro, l'unico degno di coglierne il mistero.
Dalle nebbie dell'antichità il mito del sacro Graal emerge con forza a ricordarci la sua natura divina ed immutabile.
Per sollevare con successo il velo che copre il sacro calice dobbiamo prima capirne la vera natura.
Il sacro graal era un oggetto?
Un gruppo di oggetti ?
Era una reliquia sacra ?
Un bacile ?
Una patena?
Era il calice che conteneva il sangue di Gesù?
Uno dei libri perduti della sacra bibbia?
Una pietra preziosa ?
Un calice tanto prezioso da far perdere la vista a chiunque lo fissasse?
Noi, dal canto nostro, possiamo affermare senza tema di smentite che il GRAAL era venerato davanti a una tavola o davanti ad un altare, che in Scozia prese il nome di Tavola Rotonda.

Il luogo della sua conservazione è ancora fonte di mistero, ma la tradizione ci informa che esso è conservato in Scozia, Valencia, Roma, Parigi o addirittura New York.
Il mistero si infittisce, non conoscendo la vera natura del sacro graal e neppure il luogo della sua conservazione, ma la sacra coppa rimane nella categoria dei misteri non risolti della storia ed è per questo che esercita ed ha esercitato un fascino straordinario attraverso i secoli, fino ai giorni nostri.
Stranamente nel mito del graal di origine celtica, poi ripresa dai cavalieri cristiani, ritroviamo il famoso settimo sigillo, simboleggiato da sette uomini che erano rimasti indietro per difendere il regno e sono stati uccisi dal mago Caswallawn, rappresentato come un mago infame.

Il mago aveva ucciso 6 dei 7 difensori, il settimo è morto di crepacuore vedendo la morte dei compagni.
Il settimo sigillo, ricordiamo è il settimo segno zodiacale che si incontra dalla data di partenza fissata nell'era del LEONE.
LEONE 1, CANCRO 2, GEMELLI 3,TORO 4, ARIETE 5,PESCI 6, ACQUARIO 7
La tradizione ci segnala il graal come :
" Una scala con 7 gradini per andare in cielo ."
Questo per ricollegarsi all'antico messaggio che parte dall'era precessionale del LEONE e che arriva all'era precessionale dell'Acquario, appunto dopo 7 costellazioni .

Per ribadire questo concetto astronomico precessionale, la tradizione ci segnala che:

" Il più bel gioiello del cielo"

" l'isola che contiene il graal , non si raggiunge ne per terra ne per mare "

" le cappelle del sacro Graal sono 72 "

" i cavalieri della tavola rotonda sono 12 "

" Artù è figlio Del Dragone??'

" il Graal è una scala che collega la terra con il cielo"

" il Graal è raggiungibile solo da tre tori bianchi e da un leone"

Proviamo ora ad analizzare il simbolismo del Graal alla luce del codice DE SATILLANA e TERZO.
Abbiamo visto come la maggior parte della mitologia, arrivata fino ai giorni nostri, contenga i numeri per calcolare la precessione degli equinozi ed il mito del sacro Graal non esce da questa regola; infatti il numero delle cappelle del sacro Graal che è 72, corrisponde al numero di anni che impiega un grado precessionale ad avanzare nello zodiaco; ciò ci illumina sulla natura del mito.
Il numero dei cavalieri della tavola rotonda ci conferma la natura astronomica del mito: sono 12 che si riuniscono sempre in circolo, ricordiamo che per il codice Terzo il numero 12 associato a qualcosa di circolare corrisponde sempre alle 12 costellazioni che la precessione degli equinozi incontra nel suo lento incedere.
Ma, per quanto queste due prime riprove siano da sole illuminanti, gli indizi non terminano........

L'INVITO DELLA TRADIZIONE A RICERCARE IL GRAAL IN CIELO
"Il graal è una scala che collega la terra con il cielo"

come può collegare una scala il cielo alla terra ?
ovviamente è un simbolismo della precessione degli equinozi.

" una fanciulla molto bella e molto slanciata e ben adorna veniva con i valletti ed aveva in mano il graal. Quando entrò nella sala con il graal che teneva si diffuse una luve così grande che le candele persero il chiarore, come LE STELLE QUANDO SI LEVA IL SOLE O LA LUNA"

"al momento della fondazione della tavola rotonda, Merlino disse che in molti avrebbero cercato il santo graal, ma pochi lo avrebbero trovato. A chi gli chiese come ciò sarebbe accaduto, Merlino rispose:
vi saranno 3 TORI bianchi che compiranno l'impresa e due saranno fanciulle e il terzo sarà casto. E quell'uno dei tre che sorpasserà sua padre quando il LEONE................"

Merlino è molto ermetico, ma indica chiaramente le tre stelle di Orione ferme nel segno precesionale del toro, (i tre tori bianchi) e il Leone come segno precessionale di partenza.

"il graal è il più bel gioiello del cielo"
"il graal è un ammasso di stelle "
"il graal è in cielo "
"nell'isola del graal non ci si arriva ne per terra ne per mare "
ovviamente ci si arriva per il cielo.

I soggetti dei miti, come abbiamo già potuto constatare non sono quindi gli esseri umani, che siano re o imperatori o maghi o regine, ma i moti e le posizioni delle stelle, dei pianeti ed in particolare delle 12 costellazioni zodiacali, che si alternano nel portare l'equinozio di primavera.
Alla luce di questo codice, il simbolismo del re pescatore che custodisce il graal diventa evidente prendendo la forma della costellazione dei pesci che, da oltre 2000 anni, è portatrice dell'equinozio di primavera. Questo simbolismo è confermato in tutte le versioni in cui al posto del re pescatore, si trovano i cavalieri della tavola rotonda che pescano strani e grossi PESCI, oppure da altre versioni dove il ricco PESCATORE diventa tale dopo aver nutrito con un solo PESCE, pescato nel graal, tutti i cavalieri della tavola rotonda.
A levarci l'ultimo dubbio, sempre se ve ne fosse bisogno, troviamo la genealogia di re ARTU, che la tradizione vuole come figlio di PENDRAGON.
Il padre è chiamato Uther Pendragon , allusione evidente alla costellazione del Dragone.
Artù (Arturo o Arcturus ) significa "Guardiano dell'Orsa " e come è noto, esiste una stella Arturo che è la maggiore della costellazione di Boote, cioè del guardiano di buoi.
Diventa evidente che attraverso il mito viene rappresentata una situazione astronomica, che indica una successione tra la costellazione del Dragone (Uther Pendragon, il padre ) e quella di Boote(Artù, il figlio).
Artù è il guardiano dell'orsa e l'orsa è la costellazione che capeggia il nord; se Artù è succeduto a Pendragon significa che l'orsa è succeduta al Dragone. In parole povere, si fa riferimento ad epoche antichissime, quando la costellazione del Dragone aveva una posizione ( rispetto al Nord) analoga a quella attuale di Boote.
(nel 3000 A.C. la posizione polare era occupata da Alfa Draconis, all'epoca degli antichi greci la costellazione che prendeva il posto di polare era Beta Ursus Minoris e nel 14000 D.C sarà Vega.)
ARTU' corrisponde all'attuale stella polare, l'ORSA MAGGIORE, mentre prima la stessa posizione era occupata dalla costellazione del DRAGONE. Ricordiamo che la precessione degli equinozi ha come effetto anche quello di alternare le costellazioni o le singole stelle, che fungono da stella polare.

La tradizione ci segnala inoltre che il sacro Graal è una trasmutazione o trasfigurazione di uno stato, altro chiaro riferimento alla precessione degli equinozi che trasforma il cielo, con il suo lento incedere.
Il Graal è la conoscenza di questo codice astronomico precessionale, tramite cui si esprimono tutti i miti e tutta la tradizione antica e, come vedremo in seguito, è la lingua degli alchimisti e degli ermetici egiziani.

Alla luce di questo forse riusciamo a capire perché i siti dove è custodito il sacro graal sono molteplici, non trattandosi di un oggetto fisico, ma di una conoscenza segreta tramandata sotto forma di mitologia.
Ora, senza falsa modestia, possiamo affermare che il graal è custodito anche a Bologna.(Avendone compreso la natura astronomica ed essendone entrati simbolicamente in possesso.)
Quindi anche il mito del sacro graal, come tutta la mitologia che arriva dal profondo passato, è portatore di un messaggio indirizzato alla civiltà che vivrà alla fine dell'era dei pesci, la nostra.